1905
-1913 Frequenta le scuole
elementari all’Istituto Don Bosco e quindi il ginnasio come
alunno interno presso il Collegio San Rocco.
1913 – 1919
Durante le vacanze frequenta lo studio di Giovanni Varvaro,
cugino della madre, cui è affidato il compito di valutare la sua
propensione al disegno per avviarlo agli studi artistici. Inizia
a dipingere con grande passione e apprende il mestiere di
pittore. Introdotto nei circoli artistici della città, conosce,
tra gli altri artisti, Pippo Rizzo. Espone al Circolo artistico
e all’Associazione della Stampa di Palermo alcune opere.
Una di queste è il quadro vento + orologio + chitarra +
mandolino + canto + applausi di una serata siciliana estiva col
chiaro di luna e un continuo latrare di cane tenuto alla catena,
“fatto d’impeto, il cui colore era addirittura spremuto sulla
tela”, come scrive l’autore stesso nel suo diario. Un’altra
opera è Fuochi d’Artificio, anch’essa citata nel diario ,
“molto ardita di colorazione in uno sfondo di cielo notturno
trasparentissimo e vario, il colore sempre spremuto sulla tela”.
Il suo modo di dipingere antitradizionale, la sua originalità e
audacia nel tratto cominciano a essere molto apprezzati.
1919 – 1925
Frequenta fino al ’22 l’Accademia di Belle Arti di Palermo,
conseguendo anche l’abilitazione all’insegnamento del Disegno.
Organizza una piccola mostra personale a Villa Gallidoro, sempre
a Palermo. Nel 1922 partecipa alla 1ª
Esposizione Giovanile promossa dalla Permanente di Belle Arti di
Palermo, con
Madonna in Festa,
Danzatrici,
Tentazione+preghiera e altre. E’ premiato con
medaglia d’argento per
Danzatrici.
Ottiene la medaglia d’oro alla Rassegna di arti figurative di
Messina.
Nel 1924 partecipa alla Mostra dei Giovani Artisti al Teatro
Massimo di Palermo con la prima versione de
La Caduta delle
Stelle,
Tumulto,
Foemine,
Occhio del
Navigante Notturno,
Divinità terrene.
Nel 1925, alla Mostra d’Arte Primaverile Siciliana a Palermo
espone la versione definitiva de
La Caduta delle
Stelle,
Testa di Santo
Francesco e un certo numero di acquerelli.
La Caduta delle
Stelle suscita entusiastico e ammirato consenso da
parte di Marinetti e Balla.
Conosce Gigia, una giovane
venuta a trovare la sorella sposata e residente a Palermo.
Quando Gigia ritorna in Friuli, il pittore inizia una fitta
corrispondenza con lei, comprendente un’innumerevole serie di
Lettere futuriste e crea per lei lettere futuriste decorate su
pezzi di stoffa.
1926
L’8 luglio si sposa a Manzano (Udine) con Gigia e con lei
viaggia da Venezia a Roma, da Napoli a Palermo in luna di miele.
Prende parte alla Mostra Collettiva di Villa Gallidoro a Palermo
ed espone diverse opere, tra cui Palme e Vegetazione,
Isterismo, Raffiche di vento, Ascesa.
Lavora a Palermo
presso l’Ufficio Tecnico di Arredamento Navi della Ditta Ducrot
per qualche tempo, ma presto lascia questo posto per una scuola
serale del Comune di Palermo per potersi dedicare all’arte con
più libertà e tempo. Invitato alla XV Esposizione Internazionale
d’Arte di Venezia, espone con successo
La Caduta delle
Stelle e
Armature d’amore.

.Partecipa, nella sezione futurista, alla Mostra Die Abstrakten
di Berlino e, ancora con i futuristi, espone a Barcellona varie
opere, tra cui
Palme e
Vegetazione.
“Il 1926 segna la piena collocazione di Corona nel nuovo
Futurismo Italiano, il cosiddetto Secondo Futurismo, e la sua
attività è molto intensa…” (Enrico Crispolti, Vittorio Corona
attraverso il Futurismo, Celebes 1978).
1927-1930
Partecipa alla Grande Mostra di Pittura Futurista di Bologna,
alla Quadriennale di Torino, alla Mostra del Futurismo a Genova
e alla Mostra d’Arte Futurista Nazionale di Palermo, organizzata
dal Gruppo Futurista Siciliano al circolo Il Convegno, dove
espone nove opere, tra cui
Dinamismo aereo,
Il Duce,
Marinetti,
Aeroplano
Tricolore,
Il Vulcano
e alcuni arazzi eseguiti a mano dalla moglie sulla base di suoi
bozzetti. Gigia espone con il marito arazzi decorativi come
Natura Vivissima,
Canto di
bicchieri italiani,
Raffica di vento,
Fuochi
d’artificio,
La Fattoria,
Danza
Futurista, eseguiti con il panno su disegni e
bozzetti tracciati dal marito.
In questo periodo realizza Supermarino, svariati bozzetti
per oli, per arazzi, per cuscini e partecipa a quasi tutte le
mostre sindacali della Sicilia assieme a Varvaro e Rizzo, con
cui costituisce il “triangolo siciliano d’avanguardia”.
Il 16 dicembre 1927 nasce il primo
figlio, Vittorio, “tra colori, tele e arazzi…”, come dice il
pittore nel suo Diario.
Nel 1928 è
invitato alla XVI Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia,
espone
Dinamismo Aereo,
Onda marina + sirene del mare
e alcuni bozzetti nella sala dei Futuristi.
A
Taormina, alla Mostra Internazionale d’Arte Decorativa, espone,
in un contesto di arredo futurista ideato con Pippo Rizzo e
Varvaro, il quadro
Palme e
Vegetazione.
A Palermo tiene una Mostra personale al Circolo della Stampa,
con oli e acquerelli di ispirazione intimistico-lirica
realizzati in Friuli, dove trascorre l’estate con la famiglia.
La mostra riscuote notevole successo ed è accolta con sollievo
da parte della critica “tradizionalista”. Viene acquistata in
toto (circa 60 opere), da un amatore che si impegna a
inaugurargli una personale a New York. Infatti, qualche mese
dopo, giungono al pittore articoli entusiastici sulla sua arte,
avendo il compratore organizzato la mostra, come promesso, il 25
marzo 1929 alla Guarino Gallery di New York. Insegna decorazione
nelle scuole tecnico-artistiche di Palermo dal 1929 al 1933. Il
29 aprile 1929 nasce la sua seconda figlia, Virginia.
A maggio si tiene la II Mostra del Sindacato Artistico Siciliano
e le opere esposte sono Onda marina+ sirene del mare,
L’Uomo Antidiluviano, Dinamismo aereo, Supermarino,
Danzante, Foot-ball e disegni.
Il 20 dicembre 1929 tiene un’altra mostra personale al Circolo
Artistico di Palermo ed espone circa 50 opere, prevalentemente
acquerelli. Ha intensi rapporti con Marinetti, Fillia, Balla,
Dottori.
Nel 1930 partecipa alla XVII Biennale di Venezia (Sala
Futurista) esponendo Raffiche, Supermarino, Isterismo.
1931-1933 Partecipa alla I Quadriennale Nazionale d’Arte a
Roma (gennaio-giugno 1931) con l’Antidiluviano e
Giocatori di palla, alla Mostra d’Arte Futurista a Firenze e
il 12 maggio 1931 alla Mostra d’Aeropittura nel ridotto del
Teatro Paganini di Genova.
Realizza Nudo mistico, La moglie del pescatore.
Partecipa alla III Mostra organizzata dal Sindacato degli
artisti siciliani a Palermo (gennaio- giugno 1932) e le opere
esposte, tra cui Nudo mistico, sembrano segnare il
distacco dal futurismo. Nel maggio-giugno 1932 alla Galleria del
Milione di Milano di via Brera, Corona, insieme a Castro,
Giarrizzo, Guttuso, Bevilacqua e Lazzaro è uno dei sei pittori
siciliani in mostra. La Galleria d’Arte moderna di Milano
acquista due sue opere..
Realizza La Pace cerca gli occhi d’Europa, Sorelle
Latine riflettete, Strapaese, Tempi di ferro,
Campagnolo, Fiori e colomba, Rocce nude.
Nel 1933 soggiorna qualche tempo a Roma per organizzare, presso
la Galleria d’Arte di Roma, in Via Veneto, la sua mostra
personale che si apre il 3 marzo, con discorso inaugurale del
Ministro dell’Educazione Nazionale.
Tra le opere esposte vi sono: Tempi di ferro, Strapaese, La
Pace cerca gli occhi d’Europa, Sorelle latine riflettete,
Fanciulla egizia, Dormiente, Fanciulle nel prato, Famiglia,
Rocce nude, L’attesa, Nudo mistico, La moglie del pescatore,
Istitutrice, Friulana, Contadino, Giocatore di calcio, Ritmo,
Fiori e Colomba. Partecipa alla I Mostra Interregionale del
Sindacato Nazionale a Firenze (aprile-maggio 1933). 1934-1937
Decide di dedicarsi all’insegnamento, accetta la nomina
presso l’Istituto tecnico industriale di Vibo Valentia in
Calabria e lascia Palermo.. Invitato, partecipa alla XIX
Biennale Internazionale di Venezia dove espone una china
acquerellata Testa di giovane. Il 5 dicembre 1935 nasce
la terza figlia, Maria Luisa Elica Ala.Vive dipingendo e
lavorando a Vibo Valentia come insegnante di materie artistiche.
Dipinge innumerevoli acquerelli e oli, lontano dal clamore e da
ogni esposizione. Realizza numerose chine acquerellate sullo
sport (nuoto, lotta, calcio, corsa,..). A questo periodo risale
anche una grande Gigantomachia ad acquerello che forse
costituiva un bozzetto per un grande olio mai realizzato.
L’opera con il titolo “Gigantomachia, Zeus e i tre giganti”
(inedita) appare in una copia-elenco di disegni presentati per
il concorso a cattedra, cui partecipa nel ’37. 1937-1939
Accetta
una supplenza presso l’Istituto Tecnico Principe di Piemonte di
Merano e si trasferisce là con la famiglia. Dopo venticinque
giorni di lezione giunge il titolare e quindi decide di occupare
il posto lasciato vacante da questi e parte per Acqui Terme,
riunendo qui la famiglia alla fine dell’anno scolastico, nel
giugno del 1938. La nomina è per la Scuola d’Arte serale, ma
ottiene il permesso di insegnare in altri tre istituti, due
della città e uno a Nizza Monferrato, per circa quaranta ore
settimanali di lezioni.
Ad Acqui Terme si dedica a promuovere la Scuola d’Arte, che
riuscirà a trasformare in Istituto d’Arte, e insegna materie
artistiche nelle altre scuole, con grande impegno e
professionalità, chiudendosi nel suo lavoro creativo senza
comunicare con alcuno.
Non abbandona però i pennelli ed è sorprendente la quantità di
opere prodotte nei diciotto anni di vita piemontese (oli,
disegni, studi, matite, tempere). 1940-1945
Nascono
altri tre figli: Mariarosa, Ettore e, sotto i bombardamenti,
Maria Teresa, la sesta figlia.. Il pittore realizza, tra
l’altro, grandi pannelli sul tema della II guerra mondiale,
componendo insieme circa 60 fogli acquerellati. (inediti) che
sembrano costituire gli studi per la realizzazione di grandi
quadri ad olio sulla guerra.
I bombardamenti distruggono la sua casa di Palermo e svariate
opere futuriste, alcune di dimensioni imponenti, vanno perdute
nel crollo dello studio d’arte del pittore.1946-1956
Nell’immediato dopoguerra, sempre ad Acqui
Terme, si dedica soprattutto all’olio, con ritmo intenso e
febbrile e le opere realizzate dal ‘46 in poi sono di forte
realismo espressionista. “…Come se tutta l’amarezza di vivere,
il tormento, si fossero raggrumati entro la pittura, che rifiuta
ora le trasparenze e si fa spessa, a paste alte, dura, spietata,
dal colore violento..” (Eva.di Stefano, Vittorio Corona,
Sellerio, 1985).
Tra le opere realizzate in questo periodo vi sono: Giovanni,
Il libraio, Autoritratto agitato, Gigia in rosa, Anguria, Gigia,
Riposo, Mariarosa, Maria Teresa, Ettore, Forme costruttive, La
Famiglia al completo, Autoritratto con moglie e figli, e
molte altre.
Esegue un bozzetto policromo composito (inedito), dal titolo
Donne e cavalli, per un’enorme tela a olio, mai completata,
di cui restano numerosi e significativi frammenti.
A questo periodo risale anche la serie di disegni acquerellati
raffiguranti vivaci Danze erotiche.
Nel 1951 realizza quattordici stazioni della Via Crucis a
matita (inediti), che costituiscono un primo accostarsi del
pittore al tema della Passione di Gesù. Nel 1952 dipinge
altrettanti acquerelli sullo stesso tema, la Via Crucis,
in chiave espressionista. Negli anni ’50 il pittore intraprende
la ricostruzione delle principali opere futuriste, distrutte
dalle bombe nel suo studio di Palermo, muovendo dagli originari
bozzetti, reinterpretandole con una certa libertà anche nelle
dimensioni delle tele. Immerso in un ormai inconsapevole e
istintivo neo-futurismo realizza anche quelle opere che mai
erano approdate agli oli e di cui conservava gli abbozzi
d’epoca. Nel 1954 tiene una mostra personale presso il Salone
Grande Albergo Nuove Terme di Acqui, comprendente circa trecento
opere (oli, tempere, acquerelli, disegni). Questa mostra è un
affettuoso tributo della città a un suo cittadino d’elezione e
nel contempo un riconoscente addio alla città dall’artista che
già pensa a trasferirsi a Roma. Ancora nel 1954 partecipa alla
mostra Premio di pittura “Antonietta Capitini”, a Milano, con
l’olio La Madre ed espone anche alla mostra “Premio
Suzzara”. 1956-1966
Si trasferisce a Roma come insegnante titolare della Scuola
d’Arte, poi Istituto, di Marino Laziale con tutta la famiglia.
Partecipa sporadicamente a qualche rassegna d’arte. Il 12 giugno
1956 tiene una mostra personale alla Galleria in Via del
Vantaggio, con la calda e sincera presentazione di Renato
Guttuso, suo antico compagno d’arte, ed espone una ventina di
acquerelli del ‘37-’38. Nel 1958 realizza quattordici oli di
grandi dimensioni (inediti) che costituiscono l’esito finale
della Via Crucis , cui evidentemente tendeva fin dalla
primitiva ideazione.
Nel 1959 partecipa alla Mostra del Futurismo, organizzata
dall’Ente Premi Palazzo Barberini, Roma, dove espone la nuova
versione di Onda marina.
E’ presente anche alla VIII Quadriennale Nazionale d’Arte di
Roma con La Governante e Fanciulla sul prato.
Nel 1963 partecipa alla IV Rassegna di Arti Figurative di Roma e
del Lazio al Palazzo delle Esposizioni ed espone l’olio La
Carrozzella.
Realizza Danza zingaresca, un olio su tela basato su un
antico bozzetto e Cavalli in corsa.
Nel 1965, alla V Rassegna di Arti Figurative di Roma e del Lazio
al Palazzo delle Esposizioni è presente con Scambio,
Velocità, Il Trenino.. Queste opere neo-futuriste
segnano “un nuovo impegno in modi di tradizione futurista. E i
risultati sono appunto di forte accento immaginativo e di
elaborazioni molto originali” (E. Crispolti, Vittorio Corona
attraverso il futurismo, Celebes, 1978)
Continua a lavorare, ma la sua salute si fa precaria a causa di
crisi cardiache.
Spera in un trasferimento della sua cattedra da Marino a Roma.
1966
Elettrocuzione,
la sua ultima grande tela a olio, ispirata all’esecuzione sulla
sedia elettrica di Chessman, chiude il percorso artistico del
pittore. I brillanti bagliori dei
Fuochi d’Artificio,
metafora futurista della festa della vita, con cui l’artista
apre la sua provocatoria avventura artistica, diventano le
tristi e sinistre scosse di
Elettrocuzione,
metafora neofuturista del dolore e della morte. Crispolti
conclude il suo libro su Vittorio Corona, affermando che “la sua
personalità artistica, inquieta ed anche per certi aspetti
disperata, ne esce complessivamente caratterizzata da un modo di
tendenza al Futurismo, attraverso il Futurismo”. Il 5 ottobre
1966 il pittore si spegne serenamente, circondato dall’affetto
dei suoi familiari, a casa, per una crisi cardiaca.
Tratto dal sito www.vittoriocorona.it
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