Francesca
Di Carpinello ha inteso con la sua più recente produzione richiamarsi
limpidamente alla sua terra nativa, la Sicilia, e non certo con intenti
di campanile: ma riaffermare, in un generoso atto d’amore, come la
natura, penetrata nella sua intima e sempiterna essenza, possa sempre
offrire inesauribili risorse a chi nelle forme della fantasia creatrice
voglia esternare la propria interiore umana concretezza. Sono forme che
ella ricava in un solitario dialogo fra se e la realtà frequentata:
realtà che ella avverte – e partecipa – in un alone di favola, un luogo
edenico da recuperare per farne dono a tutti noi.
Ed e proprio nella
capacità di trasfigurare liricamente il reale, pur puntualmente
aderendovi, che risiede il valore di fondo del linguaggio p ittorico di
Francesca Di Carpinello. I suoi alberi, i suoi fiori, le sue
conchiglie,
gli stessi suoi reperti archeologici rivelano questa sua partecipazione
alle vicende della natura ottenuta attraverso
il magico filtro dei
sentimenti. Dal breve confino di un giardino avito, la cui recondita
grazia è improvvisamente accesa dal sorriso
di un colore – un fiore
toccato dal sole –, agli sterminati orizzonti
delle campagne e dei mari
di Sicilia dominati da un cielo che ora è terso ora arroventato dalle
vampate riflesse delle zolle riarse, le vicende dell’artista si
specchiano
nel racconto delle vicende della sua terra. Qui il cuore di
Francesca Di Carpinello lo si ritrova intero. |